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TURISMO: Tendenze & Prospettive – la sindrome del segno “meno”: andamento del turismo a fine estate 2024

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Di seguito un’anteprima della newsletter “Turismo: Tendenze e prospettive – la sindrome del segno “meno”: andamento del turismo a fine estate 2024″ realizzata in collaborazione con SL&A, che propone aggiornamenti costanti sul turismo. Si concentra soprattutto sulle previsioni basate su dati, studi e ricerche affidabili..

Alla prima decade di settembre non esiste ancora un dato ufficiale nazionale, neppure l’infografica del Ministero del Turismo che normalmente viene pubblicata alla fine di ogni mese. In assenza di questa fonte, i dati disponibili si riferiscono a sondaggi “di parte” o a comunicazioni regionali/locali, che spesso alimentano polemiche tra i diversi soggetti, con un ruolo quasi fisso: gli Amministratori che vedono comunque il bicchiere mezzo pieno anche se scarsamente riempito, e i rappresentanti delle imprese che lo vedono comunque più vuoto che pieno, anche se magari manca un niente all’orlo. Rare le voci dei soggetti terzi: i lavoratori da un lato (preoccupati per i ritmi e le condizioni di lavoro, le remunerazioni basse e l’inflazione), e le Comunità locali dall’altro (che vedono come un problema il sovraffollamento e la crescita degli affitti). Un caso particolare riguarda il dibattito sul cosiddetto overtourism, il vero tormentone di moda dell’estate 2024, diventato ormai un fenomeno di costume su cui, in assenza di ogni dato attendibile, tutti si sentono in diritto di dire la loro. E che può anche aver influenzato molti turisti in partenza a rivedere le loro scelte di vacanza, di periodo, di destinazione.

L’estate 2024 ha mostrato segnali di rallentamento per il turismo in Italia rispetto agli anni precedenti, caratterizzati dal boom post-pandemia e dal fenomeno del “revenge spending”. Nonostante una buona occupazione media nelle strutture ricettive, intorno all’82%, non si è verificato il “tutto esaurito” atteso. La presenza dei turisti stranieri, specialmente americani, tedeschi, francesi e inglesi, ha sostenuto il settore, compensando in parte il calo della domanda interna, ma non sufficientemente da invertire la tendenza generale al ribasso. Il turismo domestico ha sofferto una contrazione del 2,9%, legata a fattori come inflazione, incertezza climatica e preferenze di viaggio modificate.

Tra giugno e agosto, secondo il Centro Studi Turistici per Assoturismo Confesercenti, i pernottamenti complessivi sono calati dello 0,7%, con una perdita di 1,4 milioni di presenze rispetto al 2023. Le località balneari, termali e lacustri hanno registrato i cali più significativi, rispettivamente del 4,1%, 5,3% e 3,7%. Complessivamente, si stimano 105,4 milioni di pernottamenti da parte di turisti italiani, contro i 108,6 milioni del 2023. La permanenza media degli ospiti è diminuita, e si è rilevata una maggiore attenzione verso soluzioni di alloggio a tariffe più contenute, con un calo anche nella richiesta di servizi aggiuntivi.

In controtendenza, il turismo internazionale ha registrato un aumento dell’1,6%, soprattutto nel settore alberghiero (+2,4%) e nelle strutture ricettive complementari (+0,9%). Si stima che i pernottamenti degli stranieri abbiano superato i 105 milioni, rispetto ai 103 milioni dell’anno precedente. Le previsioni per settembre 2024 indicano l’arrivo di 15 milioni di turisti per un totale di 50,2 milioni di pernottamenti, in lieve crescita (+0,6%) rispetto allo stesso mese del 2023. Sono attesi miglioramenti soprattutto per le città d’arte (+2,4%) e le località rurali e collinari (+2,1%), mentre si prevede un lieve calo per le destinazioni marine (-0,5%) e montane (-0,6%).

Le motivazioni del calo del turismo domestico

Le difficoltà del turismo domestico sono attribuite all’inflazione e al cambiamento climatico, con un 29% degli italiani che ha scelto l’estero per le vacanze e un terzo che è rimasto nella propria regione. Coldiretti ha rilevato che agosto non è più il mese di punta per i viaggi: solo 18 milioni di italiani hanno viaggiato in quel mese, in calo del 10% rispetto al 2023. Tuttavia, la spesa turistica è cresciuta del 12%, con 12 miliardi di euro spesi solo per pasti fuori casa. Unioncamere ha rilevato una dinamica simile, con un aumento delle prenotazioni a giugno e luglio, seguito da un calo ad agosto (-3% rispetto al 2023), e una ripresa prevista per settembre.

Il trend a livello regionale

La situazione regionale mostra un quadro disomogeneo. La Toscana ha vissuto un’estate sotto tono, con un calo delle presenze nelle principali località turistiche. Il Veneto ha sofferto una contrazione nel tasso di occupazione delle strutture, sebbene le località lacustri e montane abbiano ottenuto buoni risultati. La Calabria si è distinta positivamente, con il tutto esaurito in molte destinazioni, mentre la Sardegna ha registrato una crescita significativa, in particolare nella provincia di Sassari. La Sicilia ha vissuto un’estate contrastata, con ottimi risultati in alcune zone come Taormina e Agrigento, ma difficoltà nelle Isole Eolie, colpite dalla ridotta affluenza turistica a causa delle attività vulcaniche.

In altre regioni, la performance è stata altrettanto altalenante. La Campania ha visto una buona affluenza nelle isole e nella Costiera Amalfitana, ma un calo nei flussi nella provincia di Salerno, mentre la Puglia ha segnalato un forte calo delle presenze in spiaggia a luglio, sebbene le prenotazioni di alloggi siano cresciute del 10%. Il Piemonte ha ottenuto risultati solidi, con una crescita del 4,2% nelle presenze turistiche nei primi sei mesi dell’anno, sostenuta dai visitatori stranieri. La Liguria ha registrato un “tutto esaurito” a luglio e agosto, nonostante il maltempo di giugno.

Considerazioni

In generale, l’estate 2024 è stata caratterizzata da un andamento turistico incerto, con una forte dipendenza dai flussi internazionali per compensare la flessione della domanda interna. Nonostante la ripresa post-pandemica, il settore continua a mostrare criticità, soprattutto in termini di attrattività per i lavoratori, che restano penalizzati da condizioni di lavoro difficili e salari stagnanti, in un contesto di crescente inflazione che colpisce duramente il settore.

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